lunedì 21 settembre 2009


CORSICA, L’ARMATA DI L’OMBRA
Proseguendo nella veloce carrellata nelle Terre Europee che hanno visto le lotte Indipendentiste di maggiore entità, vorrei questa volta soffermarmi su una zona geograficamente vicina alle nostre Patrie Padano-Alpine e che vanta ormai secoli di confronto contro gli occupanti, ma che nella cognizione generale non gode della stessa attenzione riservata ad altre. Parlo della Corsica e del conflitto che oppone il suo Popolo allo Stato forse più centralista d’Europa, la Francia giacobina e sciovinista. Ma forse sta proprio nella potenza mediatica francese il motivo per cui una coltre di silenzio si è abbattuta sulla lotta corsa. Quello che comunque trovo strano è che anche negli ambienti autonomisti nostrani i Corsi vengano quasi dimenticati e sicuramente messi in secondo piano rispetto a Baschi o Catalani. Eppure, per esempio, in Corsica troviamo molto sviluppato il concetto di eco-nazionalismo o eco-indipendentismo, uno dei filoni della nuova lotta indipendentista anche di casa nostra e che ha attirato l’attenzione in chiave antimodernista persino di intellettuali del calibro di Massimo Fini, grande estimatore dell’isola e delle sue genti. Terra selvaggia e bellissima, la Corsica è posta in posizione strategicamente interessante e ciò ha determinato ogni tipo di dominazione ed oppressione. Nei secoli si è passati dai Romani, ai Franchi (che la cedettero al Papato nel 774 ), ai Pisani ed ai Genovesi. E qui, per inciso, si verifica uno dei primi casi conosciuti di ingerenza fattiva dell’economia sulla politica: Genova cede la Corsica al Banco di S.Giorgio, istituzione bancaria privata ligure, che doveva garantirne la governabilità e lo sfruttamento. Arrivano poi gli Aragonesi ed iniziano nel contempo i primi moti di carattere indipendentista, come quelli guidati da Sampiero Corso contro Genova. Rivolte importanti, come quella del 1729, ma sempre con scarsi effetti, forse per la mancanza di un vero leader. Finalmente gli isolani lo trovano quando la testa della lotta di indipendenza viene presa da un personaggio di grande carisma e capacità, Pasquale Paoli, che diventerà l’eroe nazionale corso ed il punto di riferimento di ogni movimento indipendentista sino ai giorni nostri. Purtroppo nel 1768 la Francia viene in possesso dell’isola e dopo dure battaglie, con la sconfitta di Ponte Nuovo, svanisce ogni speranza di libertà. Una nuova fiammata nel 1816, e poi il nulla, solo fame, sfruttamento e dolorosa emigrazione per migliaia di corsi, destino comune a tutte le terre occupate dagli Stati Centrali europei in quel periodo. Dobbiamo giungere agli anni ’60 del secolo successivo per ritornare a parlare di indipendentismo corso, a causa anche della sempre più pressante oppressione transalpina: infatti, dopo aver riempito la terra corsa di truppe di ogni genere (ad esempio, la famosa Legione Straniera ha importanti basi in quella regione), Parigi cerca di risolvere il problema del rimpatrio degli ex-coloni di Algeria favorendo il loro insediamento in Corsica, penalizzando ancor di più il già fragile equilibrio socio-culturale isolano. Scoppiano rivolte e nel 1976 viene fondato il FLNC (Fronte di Liberazione Nazionale Corso), che inizia la sua azione politico-militare. Da allora si susseguono trent’anni di atti politici ed azioni militari contro le forze occupanti francesi, con attentati ( nel 1976 uno al giorno ….), scontri a fuoco e vittime da entrambe le parti (ricordiamo fra tutte il prefetto Erignac ed il giovane militante corso Ghjuvà Batti Acquaviva). Purtroppo l’azione politica è fortemente penalizzata dalla straordinaria frammentazione in partiti e movimenti, per cui lo Stato oppressore ha facile gioco nell’imporre la propria potenza ed incarcerare centinaia di Patrioti. In questo periodo maturano però due dei temi che caratterizzeranno la lotta del FLNC negli anni successivi: la lotta alla droga e quella contro la speculazione immobiliare. Partendo dalla constatazione che lo Stato Francese utilizza la diffusione di droga per stroncare la componente giovanile della società isolana, il FLNC inizia una dura lotta contro gli spacciatori di stupefacenti, spesso identificati nella popolazione maghrebina, attirandosi spesso l’accusa di razzismo, ma ripulendo, in modo molto pragmatico, le piazze da questo mercato. Secondo filone è l’eco-nazionalismo: sulla base del concetto che la Corsica è dei Corsi, viene attuata una dura opposizione contro il progetto di cementificare grande parte delle belle coste corse e stravolgerne l’eco-sistema, con la creazione di villaggi turistici e seconde case per francesi ed italiani. A suon di esplosivo vengono colpite queste iniziative, spesso portate avanti dalle grandi multinazionali immobiliari con base a Parigi, e dissuasi i “nuovi padroni” a continuare con gli insediamenti. Certo questo può comportare una qualche forma di regresso economico, ma i Corsi sono disposti a rinunciare ad una parte del “progresso “ e dei suoi “benefici”, pur di continuare a vivere tranquillamente nella propria Terra. Ecco, questo penso possa essere un tema di attualità anche per noi, sicuramente usando strumenti un po’ meno “rumorosi” di quelli dei patrioti corsi. In effetti nelle nostre Terre sta sempre più avanzando ogni tipo di speculazione cementificatrice, con la scusa dello sviluppo economico. Stiamo toccando con mano quali siano i poteri di questi speculatori ed è venuto il momento, anche da parte nostra, di iniziare una dura lotta contro ogni tipo di violenza contro il nostro ambiente, in modo da cercare di trasmettere alle future generazioni almeno quel poco che resta. Soprattutto per gli abitanti dei territori limitrofi alla metropoli milanese, che vedono venire avanti progetti mostruosi, portati avanti dai “soliti” nomi (vedi EXPO) e che vengono spacciati come sinonimi di benessere e lavoro per le genti lombarde. Torniamo agli amici Corsi per annotare un altro aspetto interessante della loro lotta: nell’ambito della creazione di una nuova società corsa, venne percorsa anche la strada della creazione di nuovi organismi di rappresentanza dei settori operai, in modo da marcare ancora più nettamente la caratteristica indipendentista. E’ questa una strada che ha trovato pratica soluzione, per esempio, in Euskal Herria, dove i sindacati indipendentisti raccolgono la maggior parte dei consensi. Veniamo adesso ai giorni nostri ed a una importante novità nel panorama della lotta indipendentista corsa: il 6 luglio 2008 all’Università di Corti si è svolta una riunione di fondamentale importanza fra 300 militanti indipendentisti con il preciso scopo di superare le divisioni fra Fratelli. Con la presenza di vari movimenti, da Corsica Nazione a U Rinnovu, da Fronte Populare a Ghjuventù Indipendentista e a Ghjuventù Paolina ed altri, si è presa la decisione di unire le forze nella Lotta di Liberazione Nazionale, portando avanti nelle istituzioni e nelle piazze le istanze espresse in forma militare dal FLNC. Da indipendentisti non possiamo che gioire di questo nuova iniziativa dei Fratelli Corsi, territorialmente così vicini e ai quali ci accomuna il tentativo della difesa della propria Identità, delle proprie Terre e della propria Cultura, nell’ottica di un comune antagonismo all’oppressione, ovunque si manifesti e da chiunque venga portata avanti, per giungere alla creazione di un Europa dei Popoli delle Piccole Patrie finalmente autodeterminati.

Alberto Schiatti

Articolo pubblicato sul n.25/2008 de Il Cinghiale Corazzato, organo CAP-Universita' Cattolica Milano

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